Maternità

 

Maternita

 

Nella maggior parte delle culture, la nascita di un bambino viene accolta come un evento di gioia e felicità, un’occasione per festeggiare la vita ed il futuro della propria famiglia. Il lieto evento si verifica a compimento di un lungo periodo di gestazione (9 mesi) in cui, spesso, l’intero aspetto organizzativo della famiglia (in particolare a carico della madre), subisce un primo e significativo riadattamento in attesa della nascita, caratterizzato da grandi aspettative, ma anche da forti dubbi sulle responsabilità e competenze che dovranno essere dimostrate nell’immediato futuro.

Tuttavia, l’immagine culturalmente e spesso commercialmente “idealizzata” della maternità risulta, talvolta, in forte contrasto con l’esperienza emotiva vissuta della madre stessa. Diventare “mamma”, infatti, comporta numerosi e significativi cambiamenti nella vita della donna, principalmente a seguito delle costanti richieste di accudimento del neonato, della carenza di sonno o riposo, del persistente senso di inadeguatezza di fronte ad un compito nuovo e soggettivo (per il quale non esiste un vero e proprio “manuale di istruzioni”), della necessità di richiedere un ampio coinvolgimento del proprio partner o di altri componenti della famiglia, della necessità di una completa riorganizzazione del proprio tempo e delle proprie abitudini e delle difficoltà di ordine economico, amministrativo e lavorativo. E’ quindi logico pensare che anche gli aspetti legati alla vita di Coppia risentano di un significativo e repentino cambiamento, in funzione delle difficoltà che vengono a crearsi nel cambiamento o nell’alternanza dei ruoli, nella sessualità e nella percezione di uno scarso sostegno ricevuto dei propri partner.

Tenendo conto di quanto descritto fin ora, nei giorni immediatamente successivi al parto, è ritenuto assolutamente “fisiologico”, un breve periodo caratterizzato da calo dell’umore, irrequietezza, irritabilità e instabilità emotiva (il cosiddetto “maternity blues”). Si stima che circa il 70% delle neo-mamme vada in contro a sintomi associabili ad una leggera flessione depressiva del tono dell’umore, tuttavia caratterizzati da transitorietà (rientrano nel giro di pochi giorni) e che non sono necessariamente destinati a trasformarsi in un conclamato disturbo.

La vera e propria Depressione Post-Partum o Depressione Post-Natale (DPN), invece, sembra coinvolgere circa il 10-20% delle donne nel periodo immediatamente successivo al parto, ed è solitamente caratterizzata da sentimenti di tristezza, senso di colpa, ansia, senso di inutilità, difficoltà a concentrarsi e a prendere decisioni anche banali, disturbi del sonno e dell’appetito, pensieri suicidari o di morte (a volte diretti anche nei confronti del bambino), perdita di interessi e mancanza di energie. I sintomi della Depressione Post-Partum non sono transitori e tendono a persistere (a diversi livelli di intensità) anche per molti anni, con conseguenze più o meno dirette anche sul figlio e sull’intero nucleo familiare.

 

Cura della Depressione Post-Partum:

In seguito ad una diagnosi di Depressione Post-Partum, la tendenza medico psichiatrica è quella di affidarsi alla somministrazione farmacologica di antidepressivi, tuttavia, è di fondamentale importanza tenere accuratamente conto dei possibili effetti collaterali sia sulla madre che sul neonato, soprattutto in caso di allattamento al seno, in quanto è risaputo che una larga quantità di farmaci è fortemente controindicata durante tutto il periodo di allattamento (attraverso il sangue, le diverse molecole assunte dalla madre passano parzialmente al latte). L’interruzione dell’allattamento (finalizzata all’assunzione di psicofarmaci) rischia però di avere un effetto ancora peggiore sul tono dell’umore in quanto in grado di influenzare negativamente la percezione di adeguatezza e valore personale della neo-mamma.

Anche in questo caso, la Psicoterapia (ad orientamento Costruttivista Post-Razionalista o Cognitivo Comportamentale) sembra essere uno degli strumenti più efficaci per la gestione e la cura della Depressione Post-Partum, in grado di supportare ed aiutare la donna a ritrovare la necessaria stabilità emotiva, fondamentale per poter fronteggiare le diverse difficoltà correlate alla gestione del bambino e alla corretta espressione del disagio all’interno della coppia e della famiglia.

Negli ultimi anni è stato svolto un grande lavoro di ricerca focalizzato sull’individuazione precoce dei sintomi e sul trattamento dei “soggetti a rischio” di Depressione Post-Partum (incontri psicoeducativi individuali e di coppia precedenti al parto, screening psicodiagnostico nel periodo immediatamente precedente e successivo al parto, supporto ed affiancamento, da parte del Servizio Sanitario Nazionale, nelle cure al neonato). Tuttavia, data la sua natura subdola ed insidiosa e la difficoltà di confessare il disagio da parte delle neo-mamme, la Depressione Post-Natale, spesso, non viene riconosciuta in tempo. Tra le donne che ne accusano i sintomi, sono infatti pochissime quelle che richiedono apertamente e spontaneamente l’aiuto di uno specialista, in quanto l’atto stesso della richiesta viene frequentemente percepito come un fattore di inadeguatezza ed una perdita di valore personale come donna e come madre.

Divengono dunque fondamentali sia la tempestività e l’osservazione attenta del protrarsi di una situazione di disagio, che una qualità della comunicazione (familiare e di coppia) in grado di oltrepassare il pregiudizio e la vergogna, che annullano la possibilità di parlarne apertamente (con familiari, amici, ginecologi, ostetriche, medici di base, etc), che invece potrebbero meglio indirizzare le donne in difficoltà verso percorsi di trattamento psicoterapeutico adeguati e specifici.

 

Dr. Roberto Bovani

 

Tags: maternità,, depressione post partum,, depressione post natale,

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